Com’è che un giovane come Antonio Megalizzi cita Berlinguer

Confesso che, a due anni dall’uscita di “Berlinguer. Vita trascorsa, vita vivente”, libro concepito almeno due anni prima, la mia convinzione relativamente alla sua tesi, cioè che nel pensiero dell’esponente comunista si possa trovare ancora oggi qualcosa che può servire a riformare la politica, era messa a dura prova. Non tanto dal trascorrere del tempo in sé da quando il segretario comunista pensò ed agì, quanto dai mutamenti rilevanti avvenuti nella vita politica, sociale e culturale del nostro paese. Poi sfogliando i giornali mi sono imbattuta in un articolo che ricorda un breve testo di Antonio Megalizzi, il giovane giornalista di Europhonica ucciso nell’attentato di Strasburgo, sul tema della politica nell’era dei social.

Il testo, del 2104, è intitolato “#postpolitico” ed è un’interessante riflessione sui temi cari all’autore: l’Europa, una politica sempre più inadeguata rispetto ai problemi reali, “astratta” dalle responsabilità, il ruolo dei media in questi scenari. Tra gli spunti problematici del suo scritto c’è il rapporto “ ‘confidenziale’ che si sta instaurando tra partiti ed elettori” tramite l’uso della rete; l’affermarsi, diremmo oggi, della disintermediazione come percorso privilegiato; la dilagante pratica dell’ “abbassare i concetti”, la semplificazione estremizzata che trascura la complessità e favorisce il diffondersi di falsità, stereotipi e pregiudizi; i problemi che tutto ciò comporta per la qualità della democrazia.

Ed ecco che, riflettendo su questo, un giornalista o aspirante tale di appena 25 anni fa riferimento a Enrico Berlinguer. “Già nel 1983 – scrive Megalizzi – Enrico Berlinguer esclamava: ‘Non credo che si potrà mai capire cosa pensa davvero la gente se l’unica forma di espressione democratica diventa spingere un bottone’.

Non lo nego, mi si è aperto il cuore: un giovanissimo italiano aperto all’Europa e appassionato di politica, deciso a fare dell’informazione la sua prospettiva professionale, ha letto Berlinguer, ha apprezzato Berlinguer e ad esso fa riferimento nelle sue riflessioni e, con il suo impegno, soffia sulla brace ancora viva e calda di quel pensiero, di quella concezione della politica. Ottima cosa.

Ricordo solo che la citazione di Megalizzi è tratta dall’intervista che Enrico Berlinguer concesse a Ferdinando Adornato, per l’Unità del 18 dicembre 1983, sul tema della “democrazia elettronica”. Sarebbe davvero scontato, oggi, notare quanto il testo sia datato sotto il profilo dei riferimenti tecnologici. Ma non è questo il punto. Nelle risposte del segretario si respira una concezione della politica aperta e nello stesso tempo rigorosa, fiduciosa nel futuro senza nulla concedere alle scorciatoie di una fatuità scambiata per modernità. Nelle sue risposte ci sono tanti spunti che ancora fanno pensare: il dilagare dei fanatismi, dei nazionalismi, dell’omologazione e del conformismo, ma anche la forza delle idee, dei pensieri lunghi, l’emergere dei movimenti, di nuovi soggetti sociali e politici. La convinzione che l’associazione collettiva “sia una esigenza irrinunciabile dell’uomo e continuerà ad esistere anche se in forme diverse dal passato”, pena lo scadimento, lo stravolgimento dell’”essenza della vita democratica”.

Berlinguer sa ancora parlare ai giovani.

Susanna Cressati

Intervista di Ferdinando Adornato

 

 

 

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