L’austerità di Berlinguer e l’austerità di oggi: a colloquio con Stefano Casini Benvenuti

“Austerità” è uno dei concetti utilizzati da Enrico Berlinguer più discussi e incompresi. Nel nostro libro dedichiamo al tema un intero capitolo, in cui con numerosi interlocutori cerchiamo di rintracciare, a partire dall’intervento conclusivo del segretario del PCI al convegno degli intellettuali all’Eliseo del gennaio 1977, l’attualità e l’efficacia di quell’impianto di pensiero. Tra le voci che abbiamo ascoltato c’è quella dell’economista Stefano Casini Benvenuti, direttore dell’Irpet.

“L’austerità auspicata da Berlinguer – dice tra l’altro Casini – parte da una visione più ampia del mondo, una visione internazionale, quando per la prima volta in quegli anni si ha la sensazione che le risorse siano scarse. Il petrolio scarseggia e quindi l’attenzione a consumi più parchi è una attenzione anche all’uguaglianza, a una visione di futuro, alla sostenibilità, all’equità. C’è una idea di distribuzione che dovrebbe andare un po’ più a vantaggio di chi crea valore, un rispetto per altre generazione e altri popoli”. “L’austerità di Berlinguer – prosegue – richiedeva investimenti, perché intendeva cambiare il modello nei servizi pubblici, nella produzione: rinuncio un po’ a consumare per investire su futuro. Invece si fece l’esatto opposto. Si disse: mi indebito, aumento il debito pubblico per sostenere i consumi”.

E oggi? Quale la differenza tra questa concezione dell’austerità e quella imposta dall’Unione europea con il Patto di stabilità e di crescita? “Oggi l’austerità è altra cosa che l’equità nella distribuzione del reddito. Richiama il contrario, cioè costringere alcuni popoli ritenuti disinvolti nella spesa pubblica a tornare indietro e affibbiare a nazioni che hanno grandi difficoltà di crescita un comportamento talmente austero che, come un circolo vizioso, li porta a essere più poveri. Una visione tutta economicista di tipo neoclassico. Per cambiare si possono fare tutte le riforme che si vuole, ma se non si fanno investimenti non c’è verso, il sistema non cambia. Questa austerità colpisce gli investimenti, quella di Berlinguer, all’opposto, era un modo per rilanciarli. Una politica di austerità sarebbe ancora oggi accettabile se avesse anche quest’altra faccia: razionalizziamo, modifichiamo un po’ i consumi, ma questo deve servire a fare investimenti. A me la risposta attuale sembra sbagliata, non solo perché taglia tutto indifferentemente, ma perché taglia il futuro”.

Queste ed altre riflessioni (sul ruolo degli intellettuali, sull’Europa) nell’intervista realizzata nell’ambito del lavoro preparatorio del libro. Eccola in tre parti.

Prima parte

Seconda parte

Terza parte

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