Berlinguer e la pace tra spinta ideale e realismo politico

A Fiesole, nella Sala del Basolato, abbiamo presentato il nostro libro “Berlinguer. Vita trascorsa, vita vivente” (Castelvecchi Editore) davanti a un pubblico interessato e partecipe. Abbiamo parlato soprattutto della spinta ideale e del realismo politico che hanno spinto Berlinguer a mettere la pace al primo posto e di quanto questa sua caparbia convinzioni diventi oggi un messaggio ineludibile. A parlarne, con Simone Siliani e con me, c’erano Alessandro Pesci di Fiesole Democratica, don Paolo Tarchi, in rappresentanza del vescovo di Fiesole, Ugo Sposetti, presidente dell’Associazione Enrico Berlinguer e Vannino Chiti, già parlamentare e ministro della Repubblica, autore del recente volume “Dare un’anima alla sinistra. Idee per un cambiamento profondo” (Guerrini e Associati). Proprio Chiti, nel suo intervento conclusivo, ha sottolineato l’importanza di guardare ancora oggi con attenzione a Berlinguer e alla politica che ha incarnato, una politica ancora capace di una analisi e di una critica autonoma della società. Grazie a organizzatori e partecipanti.

1983, Berlinguer ad Assisi: una buona giornata francescana, una buona giornata comunista

Ci vorrebbe qualche mio collega che ne sa di fotografia per interpretare bene questo scatto dell’8 ottobre 1983, capolavoro di cronaca, pare, di “un fotografo perugino intrufolatosi nel refettorio”, come spiegò poi padre Vincenzo Coli, allora Custode del Sacro Convento d’Assisi. Ma anche a un profano di questa arte l’immagine suggerisce tante cose. Cose e relazioni positive, interpretate da uomini capaci di lasciare con le loro scelte e in tutta semplicità segni indelebili. Era, abbiamo detto, l’8 ottobre, il giorno precedente la marcia della pace che il PCI aveva organizzato proprio da Santa Maria degli Angeli.

Leggi tutto “1983, Berlinguer ad Assisi: una buona giornata francescana, una buona giornata comunista”

La voce di Berlinguer. Firenze, 17 febbraio 1980: prima di tutto la pace

L’immagine di copertina del nostro libro è abbastanza eloquente. Siamo a Firenze, in piazza della Signoria. E’ il 17 febbraio del 1980 e Enrico Berlinguer sta per iniziare a parlare di fronte alla folla raccolta per manifestare per la pace. Scrive Chiara Valentini nella sua biografia del segretario del Pci che “Il pacifismo in quel periodo in Italia non è ancora un fenomeno di massa, ma c’è una folla di duecentomila giovani che lo applaude entusiasta. Quell’incontro segna una riconciliazione di Berlinguer con il mondo giovanile, dopo le contestazioni del 1977 e del 1978”. (Chiara Valentini, “Berlinguer”, UEF pag. 327) Ma naturalmente c’è molto di più. Nel capitolo “La pace e il tempo nuovo” del nostro “Berlinguer. Vita trascorsa, vita vivente” abbiamo riflettuto su quel periodo della storia del Pci e delle storia del movimento pacifista. All’invasione dell’Afghanistan, il 3 novembre 1979, il Partito comunista aveva reagito con un documento molto duro: “Di fronte all’intervento sovietico nell’Afghanistan, che costituisce una violazione dei principi di indipendenza e sovranità nazionale, il Pci ribadisce il proprio netto dissenso…Resta più che mai valida la fondamentale verità che i processi di liberazione dei popoli non possono che essere opera dei popoli stessi” (Documento della direzione del Pci pubblicato su L’Unità del 6 gennaio 1980). Erano i mesi in cui si acuiva la tensione tra Urss e Usa, con il dispiegamento dei missili a testata nucleare SS20 nei paesi del Patto di Varsavia e dei Cruise e Pershing 2 nell’Europa occidentale. “Mentre sul mondo sta per scendere il Grande gelo – scrive ancora Chiara Valentini – il segretario comunista ritorna a uno dei temi della sua giovinezza, quello appunto della pace”.

In queste due registrazioni dal vivo, che Giuseppe Ciari, allora militante del Pci, realizzò in piazza della Signoria, possiamo ascoltare direttamente dalla voce di Enrico Berlinguer le sue argomentazioni.