1981, Berlinguer tra il popolo delle fabbriche

Tre le questioni che Enrico Berlinguer, concludendo la Festa dell’Unità a Torino il 20 settembre 1981, indica al popolo comunista: prima di tutto la pace, poi una riflessione sul tipo di sviluppo economico e sociale, l’uso delle risorse e la qualità del lavoro e della vita, infine la questione morale. E’ il Berlinguer dell’alternativa democratica.

C’era una folla enorme a “Italia ’61”. Decine di migliaia di persone avevano affollato nei giorni precedenti i giardini e i prati tra il Palazzo del Lavoro e il Palavela. Erano gli anni della maggiore spinta del Pci. Venne invitato alla Festa anche Guido Carli, ex governatore della Banca d’Italia, ex presidente di Confindustria, futuro senatore indipendente nelle liste della Dc e ministro: partecipò a un dibattito con Claudio Napoleoni e Felice Mortillaro sul tema “Chi comanda davvero in fabbrica”.

Con gli esponenti del Pci si misuravano i leader nazionali e gli uomini di spicco degli altri partiti e dei sindacati che avevano matrici diverse da quelle comuniste, sindaci di grandi città e amministratori, imprenditori e rappresentanti della cultura, cinema e arte.

Tra la folla di Torino c’era anche Giuseppe Ciari, militante toscano, che registrò il discorso dal vivo.

Reggio Emilia 1983, l’ultimo comizio alla Festa

Il 18 settembre 1983 Enrico Berlinguer concluse per l’ultima volta la Festa Nazionale dell’Unità, quell’anno organizzata a Reggio Emilia, in quel Campovolo che era rimasto a lungo abbandonato dopo la guerra e che fu per l’occasione recuperato alla fruizione pubblica grazie al lavoro dei volontari comunisti. Questa foto è la copertina del libro ”La festa più grande: Campovolo 1983”, di Alessandro Carri, che contiene anche altre fotografie scattate da Luigi Ghirri che documentano la folla enorme (quasi un milione di persone) confluita al comizio conclusivo di Berlinguer.

Qui di seguito potete riascoltare il discorso registrato dal vivo a Reggio Emilia dal compagno Giuseppe Ciari.

 

1980: la voce di Berlinguer tra la strage di Bologna e la presenza ai cancelli della Fiat

La foto ritrae Enrico Berlinguer impegnato nel comizio conclusivo della Festa nazionale dell’Unità a Bologna, il 14 settembre 1980. Erano passate pochissime settimane dalla strage della stazione (2 agosto) e il segretario del PCI svolge una lunga argomentazione circa il terrorismo, le specifiche caratteristiche di questo fenomeno in Italia e la necessità, per tagliarne le radici, di una piena e diretta partecipazione del PCI al governo del paese.

Si schiera poi decisamente a fianco degli operai torinesi in lotta alla Fiat contro il licenziamento di 14mila lavoratori, senza nascondersi la durezza della battaglia che richiederà, dice “tenacia, unità, autodisciplina”. Il 26 settembre decise, con una scelta difficile e contestata, di andare di persona a Torino ai cancelli delle fabbriche.

Ecco il discorso integralmente registrato dal vivo a Bologna dal compagno Giuseppe Ciari.

La voce del segretario, la folla di Tirrenia 1982

16 settembre 1982, dal sito di Rai Storia: “Periferia di Beirut. Uomini delle le milizie cristiano-falangiste entrano nei campi profughi palestinesi di Sabra e Shatila per vendicare l’ assassinio del loro neoeletto presidente Bashir Gemayel. E inizia un massacro della popolazione palestinese che durerà due giorni. Con gli israeliani, installati a 200 metri da Shatila, a creare una cinta intorno ai campi e a fornire i mezzi necessari all’operazione. Il bilancio, secondo stime difficilmente verificabili, sarà di circa 3.000 vittime. Una grande manifestazione di protesta in Israele porta alla creazione di una commissione d’inchiesta che attribuisce ad Ariel Sharon la responsabilità del massacro, costringendolo a dimettersi da ministro della Difesa. Il 16 dicembre dello stesso anno, l’Assemblea generale delle Nazioni Uniti, nel condannare nel modo più assoluto il massacro, conclude “che il massacro è stato un atto di genocidio’’.

Il 19 settembre a Tirrenia, nel discorso conclusivo della Festa nazionale dell’Unità, Enrico Berlinguer inizia a parlare proprio dai fatti di Beirut, che definisce “crimine mostruoso”, una “furia omicida che ricorda le nefandezze naziste”. E’ uno dei tanti passaggi di interesse storico di questo discorso, pronunciato davanti a una folla immensa (quella della prima foto del nostro libro, concessa gentilmente da Paolo Maggi) e che riproponiamo nella registrazione effettuata dal vivo da Giuseppe Ciari, il militante del PCI che ci ha fornito le sue registrazioni originali. Berlinguer parlò a lungo della pace, della lotta contro i missili a Comiso, della situazione politica nazionale. Ma lasciamo la parola al segretario del PCI.