1983, Berlinguer ad Assisi: una buona giornata francescana, una buona giornata comunista

Ci vorrebbe qualche mio collega che ne sa di fotografia per interpretare bene questo scatto dell’8 ottobre 1983, capolavoro di cronaca, pare, di “un fotografo perugino intrufolatosi nel refettorio”, come spiegò poi padre Vincenzo Coli, allora Custode del Sacro Convento d’Assisi. Ma anche a un profano di questa arte l’immagine suggerisce tante cose. Cose e relazioni positive, interpretate da uomini capaci di lasciare con le loro scelte e in tutta semplicità segni indelebili. Era, abbiamo detto, l’8 ottobre, il giorno precedente la marcia della pace che il PCI aveva organizzato proprio da Santa Maria degli Angeli.

I compagni umbri (come ha ricordato nell’intervista che ci ha rilasciato Vannino Chiti) presero l’iniziativa e ottennero prontamente e senza condizioni il sì di padre Coli ad un incontro con Berlinguer. La foto qui sotto

ritrae il momento dell’ingresso del segretario comunista nel convento, quella in refettorio il momento del pranzo, con padre Coli e Berlinguer a capotavola, insieme al presidente della Regione Umbria Germano Marri.

Di cosa parlarono questi straordinari interlocutori? Lo rievoca padre Enzo Fortunato, che è stato direttore della Sala stampa del Sacro convento di Assisi e della rivista San Francesco, in questa intervista a padre Coli e nel suo libro ”Vado da Francesco”. “Gran parte del colloquio – spiegò nell’intervista padre Coli – venne dedicato ad Assisi e a san Francesco. Berlinguer parlò di Assisi come centro della cristianità francescana e punto di riferimento per le forze e le idee di pace e giustizia nel mondo. Era preparato anche sulla vita e la testimonianza del Santo, ricordando il famoso episodio dell’incontro di Francesco con il sultano d’Egitto per predicare, come disse Berlinguer, la pace in nome di Cristo e degli uomini. Era la sua lettura di quell’evento e di quella che chiamò la «follia» – questo il termine che usò – di Francesco: per il segretario del PCI, nel Santo d’Assisi c’era la contestazione radicale e intransigente della guerra, della violenza, e al tempo stesso l’affermazione del primato della pace e della ricerca del dialogo e dell’accordo con tutti gli uomini di buona volontà”. Fu, disse ancora nell’intervista padre Coli, “una buona giornata francescana”. Ma anche, si potrebbe aggiungere, una buona giornata comunista.

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